Il Principio di Pareto applicato alla ricerca attiva del lavoro
Oggigiorno, in un contesto occupazionale caratterizzato da una grande domanda di lavoro e forte concorrenza, la ricerca attiva del lavoro rappresenta un’attività impegnativa e che richiede applicazione. È importante quindi imparare a dare priorità a quelle azioni che permettano di raggiungere i risultati attesi senza un dispendio inefficace di tempo e risorse. Per ottimizzare il processo di ricerca attiva del lavoro può esserci d’aiuto il principio di Pareto conosciuto anche come legge 80/20.
Che cos’è il principio di Pareto?
Nel 1987, Vilfredo Pareto, economista ingegnere e sociologo, mise a punto un concetto empirico statistico secondo il quale generalmente l’80% dei risultati è raggiunto grazie al 20% delle azioni. Ciò vuol dire che la maggior parte degli effetti conseguiti è determinata da un numero limitato di cause. Ovviamente tale principio non è una regola matematica per cui il rapporto non è necessariamente 80/20 potrebbe essere 70/30, 90/10 o 75/25. Il punto principale è ciò che dimostra la regola: ossia che la maggior parte degli effetti ottenuti, proviene da un numero limitato di cause. Sulla base di tale teoria quindi è possibile pianificare in maniera consapevole specifici comportamenti per ottenere determinati risultati.
Come sfruttare il principio di Pareto nella ricerca del lavoro
Nella ricerca attiva del lavoro (leggi anche il nostro articolo: La Ricerca di un Lavoro è essa stessa Lavoro) è necessario innanzitutto definire una strategia mirata, trovare quel 20% di azioni utili per ottenere dei risultati. Questo richiede tempo che servirà per monitorare le azioni compiute, valutare i risultati ottenuti e ridefinire le attività prioritarie. Non occorre focalizzarsi su una singola attività ma svolgerne molteplici:
- Strutturare il CV e la lettera motivazionale in funzione degli annunci a cui ci si candida (approfondisci qui: Le Keywords per la ricerca del lavoro: cosa sono e come utilizzarle)
- Analizzare gli annunci di lavoro relativi alla posizione a cui si aspira per capire quali siano le competenze e le esperienze più richieste
- Studiare e informarsi sulle aziende ed il mercato del lavoro nell’area geografica di riferimento
- Individuare una lista di aziende di interesse a cui inviare un’autocandidatura mirata
- Fare networking, allargare la propria rete relazionale, partecipare a gruppi di lavoro, seguire giornate di orientamento, webinar
- Sviluppare il proprio personal branding
Operativamente per capitalizzare il tempo e canalizzarlo in task utili, è bene utilizzare strumenti quali Excel dove redigere un elenco di attività programmate e tenere traccia delle attività e dei risultati che comportano.
Ad esempio:
Attività svolte | |
18/02 | Candidatura: azienda, città, canale, data, stato candidatura |
19/02 | Contatto su Linkedin; nome, azienda e sede |
Questi strumenti aiutano a comprendere quali azioni risultano essere più produttive, ripianificando le attività e puntando proprio su quest’ultime, dando importanza per esempio alla qualità della candidatura piuttosto che alla quantità di annunci a cui rispondere. Scrivendo un CV che susciti l’interesse del recruiter (leggi anche: 10 errori da NON fare quando scrivi un CV) che lo motivi a continuare a leggerlo.
Anche la preparazione al colloquio di lavoro è una parte che non va trascurata. Spesso durante un colloquio il primo 20% dell’intervista è sotto il controllo del candidato a cui si danno un paio di minuti per parlare di sé. È in questa fase che dobbiamo raccontarci in modo chiaro, sintetico, focalizzandosi su esperienze e competenze principali.
In conclusione diventa essenziale costruire il proprio personale Principio di Pareto ed applicarlo alla propria vita anche nella ricerca del lavoro. E’ importante costruire una strategia di ricerca ed assegnare delle priorità alle azioni. Essere consapevoli di ciò che è utile e ciò che non lo è, permette di ottimizzare tempi e risorse orientandole al risultato che si vuole ottenere.
Autore: Dott.ssa Silvia Mencarelli