I titoli di studio e la loro spendibilità nel mercato del lavoro

I titoli di studio e la loro spendibilità nel mercato del lavoro

Dubbi evergreen

Serve davvero la laurea per trovare lavoro o basta il diploma? Ci sono delle lauree più richieste dalle aziende?

Queste domande non sono delle novità, eppure sono sempre ricorrenti. Nonostante la tecnologia e i nuovi mezzi a nostra disposizione, questi dubbi perdurano tri i neo diplomati.

Fino agli anni ’80, rispondere a questa domanda sarebbe sembrato un’ovvietà. Il titolo accademico allora garantiva una occupazione sicura, dal momento che a pochi giorni dalla discussione della tesi gli studenti venivano già contattati dalle aziende.

Dagli anni ’90 in poi abbiamo iniziato ad assistere a un cambiamento, al punto che oggi, di fronte a un tasso di disoccupazione giovanile così alto e una crisi economica che toglie molte sicurezze alle nuove generazioni, c’è chi arriva a mettere in dubbio la scelta di proseguire gli studi dopo il diploma.

L’importanza di una laurea

A guardar bene, però, queste considerazioni sembrano dovute più a uno sconforto generale che non a un’analisi reale della situazione occupazionale in Italia. Infatti, i dati confermano che la laurea è tutt’altro che un “foglio di carta inutile”, quanto piuttosto un titolo di studio necessario per vedere realizzate le proprie aspettative di vita. I dati dell’Istat dimostrano che non solo negli ultimi anni il tasso di occupazione dei laureati è più alto, ma anche che i relativi salari sono più consistenti rispetto a quelli di chi non ha terminato i propri studi. La laurea si conferma una corsia preferenziale per chi ambisce a un futuro ricco di soddisfazioni.

Le analisi del Consorzio interuniversitario Alma Laurea mostrano che sì, la crisi si fa sentire, ma nell’affannosa ricerca di un’occupazione, la laurea rimane una marcia in più rispetto al diploma. Di fronte alla crisi, rinunciare agli studi non è una risposta valida.

Trovare un lavoro è ancora più difficile se non si ha un curriculum di studi con almeno una laurea. La laurea non è certo uno strumento magico, ma è comunque una chiave per trovare un buon lavoro; specie se lo studente, nel suo percorso di studi, può contare su un’offerta formativa all’altezza delle proprie aspettative.

L’analisi fabbisogni professionali

In un articolo della rivista Forbes emerge come attraverso uno studio realizzato da Unioncamere e Anpal,  elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, si evince come nei prossimi cinque anni si assisterà addirittura ad un cambiamento profondo nella struttura professionale del nostro paese, con un fabbisogno occupazionale che per oltre il 60% riguarderà laureati e diplomati.

Lo studio, elaborando i dati del Miur, rivela che nel periodo 2019-2023 il totale dei neo-laureati ammonterà a 893.600 unità a fronte di una domanda di personale laureato che andrà oltre 959mila unità e le 1.014 unità. Gli indirizzi di laurea, in cui lo scarto tra fabbisogno totale e offerta prevista è positivo, con una maggiore richiesta di profili rispetto a quei usciti dall’Università, saranno quello medico-sanitario, con una richiesta tra 171mila e 176mila unità, seguito da quello economico, da 152mila a 162mila unità, da ingegneria, con una domanda compresa tra 127mila e 136mila lavoratori, e dall’area giuridica, da 98mila e103mila unità.

Conclusione

Presentarsi ad un colloquio con un buon curriculum scolastico aggiornato e variegato parte sicuramente avvantaggiato, perché ha più spunti di conversazione per rompere il ghiaccio e per potersi presentare all’azienda.

Impiegare tempo ed energie in un corso di studi e conseguirne di nuovi al termine un diploma o una laurea, nella speranza che si dimostri utile per un buon posto di lavoro o motivo di promozione sociale, è certamente sicuramente un buon proposito per sé stessi e per il proprio futuro.

Studiare, significa acquisire sempre nuove conoscenze, magari approfondite in un determinato campo, ed utile nella costruzione di una buona cultura personale.

Autore: dr.ssa Giorgia Baldi